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'NU ZUMPO 'E LL'ANEMA

'NU ZUMPO 'E LL'ANEMA

e altri versi in dialetto napoletano

Sin dal titolo, Nu zumpo 'e ll'anema, i versi di Paolo Cristiano confermano la fede dell'ultranovantenne autore nel potere della parola e soprattutto nel valore della poesia. Quel "salto dell'anima" oggi è più che mai necessario per ritrovare la ragione autentica, profonda, interiore di una vita che dovrebbe essere più ricca, più vera, più gelosamente irrinunciabile, più intimamente umana, nonostante i compromessi e le difficoltà di questo nostro tempo che strappa a volte l'indignazione e a volte la meraviglia, entrambe naturalissima reazione alle numerose intemperie di un'attualità che irrita e seduce quanto forse nessun'altra.


Paolo Cristiano
Formato:14x21 Pagg.68
978-88-7937-538-2
€ 7,00


O almeno così pare a chi ha attraversato quasi un secolo, con il ricco bagaglio di esperienza che la vita gli ha offerto: l'infanzia in campagna, gli studi fiorentini, la guerra, la resistenza, la prigionia in Germania, gli amori, la famiglia, la professione, l'impegno artistico ininterrotto, tante amicizie indimenticate. Vicende che lo hanno indotto a cercare più poesia, anche se l'uomo d'oggi sembra credere di non averne più bisogno.

Poesia, ma non solo: poesia in vernacolo. Perché il vernacolo?

Per quella sua genuina, o ingenua, immediatezza e spontaneità, lontana da ogni mascheramento retorico, che riporta l'autore, quasi naturalmente, ai tempi e ai luoghi dell'infanzia, un' infanzia cui pare estraneo ogni mito di progresso, di pragmatismo e di meccanicismo intrinseco al vivere d'oggi, mentre rende possibile e facilmente accessibile l'appartenenza a se stessi, in una vagheggiata e indispensabile propria intima umanità.

Per scavare in se stesso, quasi attraverso un ritorno alle origini: alle strade bianche di polvere, come lacci lanciati dalle stelle, ai campi devotamente coltivati, all'insostituibile fascino degli alberi ospitali d'innumerevoli uccelli, alle nubi luminose di madreperla o tenebrose di tempesta.

Per ritrovare la bellezza insostituibile della parola allo stato virgineo.

Per raggiungere così la poesia - il vero, solo, completo e necessario nutrimento dell'anima - sfrondata d'ogni arzigogolo e miracolismo; la poesia come semplicità di confessione e ancora di salvezza.

Paolo Cristiano, è nato a Teano (Caserta) nel settembre del 1919.

Laureatosi in Giurisprudenza all'Università di Firenze, è stato volontario nell'ultima guerra mondiale e partigiano combattente. Arrestato dai tedeschi a Venezia, rinchiuso ai Paolotti in Padova, processato, condannato e deportato in Germania. Ritornato in Italia alla fine del conflitto, ha esercitato la professione forense principalmente quale legale di ruolo nell'Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Dal 1957 vive a Roma, dividendo i suoi interessi tra poesia e pittura.
Ha pubblicato: Non redime saperlo (Padova, 1961); Tra muro e muro (Roma-Macerata, 1965); Dopo la fine, con una litografia di Luigi Gheno (Roma, 1968); Cinque litografie originali e Versi inediti, con nota di Giacinto Spagnoletti (Roma, 1972); Le mani vuote, con presentazione di Mario Pomilio (Alba, 1976); Lettera di Ferragosto (Padova, 1980); ?A meglio cosa (Roma, 1983); Crescita di luce, con un'acquaforte originale di José Ortega (Roma, 1983); Da Saffo a Lorca in napoletano, con introduzione di Mario Scotti (Napoli, 1988); Segni a deriva, con una lettera di Roberto Pazzi (Ragusa, 1991); Disincanti, con nota introduttiva di AnnaRita Guaitoli e 5 disegni dell'Autore (Ragusa, 1994); Contumacia, con nota di Paolo Ruffilli (Spinea Venezia, 1995); Naufragio di frontiere e primi versi (Spinea Venezia, 1996); Pe' senza niente, con nota introduttiva di Eugenio Scalambrino (Napoli, 1997); Luoghi e stagioni (Lecce, 1998); Sosta a Isola Farnese e Jerosolimitana (Spinea Venezia, 2000), entrambe con nota di Paolo Ruffilli; Questo è quanto (Spinea Venezia, 2001); Il colore dell'ombra (Spinea Venezia, 2002); Le spine del vivere (Spinea Venezia, 2003); Le piaghe di Giobbe e la speranza (Spinea Venezia, 2005); A futura memoria (Spinea Venezia, 2006); In candore di fuoco (Spinea Venezia, 2007); Vecchio invano (Spinea Venezia, 2008); Postille (Spinea Venezia, 2009).
Ha tenuto numerose mostre personali in diverse città d'Italia e partecipato a importanti collettive nazionali. Le Edizioni della Cometa hanno pubblicato a cura di Giuseppe Appella una monografia sulla sua opera pittorica dal 1948 al 2000 (Roma, settembre 2000).


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