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Il villaggio dove avevano tutti un cane
Piero, quarantenne, per sfuggire al logorio della quotidianità e allo stress della metropoli decide, su consiglio di un medico, di trasferirsi per un tempo non stabilito alle porte della città, in un villaggio, la Thuja, dove dominano la tranquillità e il verde dei giardini e dove tutti, ma proprio tutti, hanno un cane. All’interno della Thuja, Piero si chiuderà in un isolamento via via più netto, agevolato dai legami sempre più confidenziali che instaurerà con gli altri abitanti del villaggio.
Rita Gambescia
Formato:14x21
Pagg.93
88-7937-366-8
Ma in questa esperienza non c’è niente di ovvio. La Thuja diventa ben presto un “fuori luogo” dove tutto è possibile. La realtà perde i suoi connotati comuni e diventa sempre più rarefatta, estraniante, quasi allucinata. Che cos’è la Thuja in verità? Forse il mistero sarà svelato dalle strane e leggere presenze che si muovono ai margini del villaggio. O forse la verità è tutta interna ai personaggi.
Sviluppato su un doppio registro, alternando passaggi meditativi intensi a pagine poetiche e quasi oniriche, Il villaggio dove avevano tutti un cane è una sorta di thriller dello spirito in cui l’atmosfera conta più della storia narrata; in cui, all’improvviso, una porzione infinitesimale di realtà può acquistare un valore assoluto perché, come dice uno dei personaggi,
“L’intuizione ha bisogno del frammento e non dell’universo. Solo uno specchio infinitamente piccolo può rifletterci quando si capisce che l’estensione non porta a niente”. Un libro che difficilmente lascerà indifferente il lettore.
Rita Gambescia, abruzzese di Lanciano, è giornalista professionista.
Il villaggio dove avevano tutti un cane è il suo primo romanzo