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Il tempo di Caino
Giunto ad un’età astiosa e declinante, che lascia dietro di sé il fumo delle illusioni svanite, Francesco Kivel Mazuy annaspa nel fallimento, roso dal disincanto. Scrittore mancato, giornalista per ripiego, alle prese con la difficile separazione da una moglie risoluta, va alla ricerca di un’idea per il libro decisivo della sua esistenza, ma non riesce a prendere spunto da un’attualità desolata e sbiadita, fino a quando non si imbatte in un amico di vecchia data, perso di vista da molti anni, che l’aiuta a superare l’angoscia della pagina bianca con una dritta entusiasmante: descrivere il ventesimo secolo secondo la prospettiva del tradimento.
Francesco Cammisa
Formato:14x21
Pagg.506
88-7937-420-6
Kivel Mazuy raccoglie l’imbeccata e si mette al lavoro, creando pian piano una saga familiare che copre l’arco di tre generazioni, intessuta di figure scarne, popolari e disgregate. Dalle trincee della Grande Guerra alla Napoli fascista, dalla Milano dei partigiani alla Praga comunista, dalla New York del maccartismo alla Beirut dilaniata dalla guerra civile, assistiamo a defezioni grottesche e tragiche, sullo sfondo di un’epoca in cui l’individuo non ha destino.
Le vicende narrate conoscono inattesi e sgraditi arresti per le interferenze della vita nel processo creativo dell’autore, attraverso un gioco di specchi in cui la realtà, spesso, si confonde con la finzione.
Il tempo di Caino non è soltanto una elegante parodia del canone barocco che mostra l’arte nel suo farsi, ma traccia anche un vigoroso ritratto del Novecento, mettendo in evidenza come l’identità sia data esclusivamente dalla memoria, per quanto sgradevole possa essere.
Francesco Cammisa, vive a Napoli. È autore di numerosi saggi storici e di due romanzi, L’antirickler (2003) e Pavana per carogne impenitenti (2005).