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STEFAN ZWEIG DEVE MORIRE

STEFAN ZWEIG DEVE MORIRE


«Imperdibile» | Veja

«Elettrizzante e commovente» | Alberto Dines

«Drammatico, ma fresco e leggero,
come è nello stile dell’autore» | Giovanni Ricciardi


«Oggi mi ucciderò.
Aspetto solo che venga la notte.
L’oscurità farà da ponte fra il giorno e la lunga e misteriosa tenebra
di cui tanto poco sappiamo, perché non vogliamo saperne,
perché ci perdiamo a studiare cose di cui non ci occuperemo mai. […]
Sono un ebreo austriaco in giro per il mondo come una foglia al vento
o una nave in balia dei venti, che è arrivato in Brasile,
dove spero seppelliscano le mie ossa.
La giovane e bella ebrea polacca, mia seconda moglie,
che dorme nell’altra stanza della nostra casa di legno di Petrópolis,
essa pure morirà […]».

 


Deonisio da Silva
Traduzione di Giovanni Ricciardi
Formato:140x210
Pagg.136

978-88-7937-643-3
€ 14,00


Stefan Zweig, uno degli intellettuali più eminenti e conosciuti in Europa, torna in Brasile nel 1940, dopo esservi stato solo di passaggio verso la metà degli anni Trenta, per fuggire al clima tempestoso instaurato dal nazismo in Europa. Prende casa a Petrópolis, una bella e fresca cittadina vicino Rio de Janeiro e qui, fra l’altro, scrive Brasile, paese del futuro.
Nella notte fra il 22 e il 23 aprile 1942, subito dopo il Carnevale, Stefan e sua moglie Lotte vengono trovati morti, in casa, sul letto, l’uno accanto all’altra.
A oggi ancora non è certo se si sia trattato di omicidio o suicidio.
Il romanzo si apre con Zweig che racconta in prima persona l’ultimo giorno della sua vita e ne ripercorre le tappe principali, i momenti più importanti, la quotidianità, le letture, le conferenze per le Americhe, gli incontri.
Nella seconda parte del romanzo, l’Autore immagina, e quasi dimostra, come alla base della morte di Stefan ci sia una congiura di nazisti brasiliani di Petrópolis, i quali, tra le altre cose, sanno in anticipo che non sarà fatta nessuna autopsia dopo la morte, come invece imponeva la legge brasiliana. E, d’altronde, anche le indagini della polizia mettono in luce una serie di inadempienze e di incongruenze.
Nell’ultimo capitolo, siamo ora nel 2000, l’azione si svolge in un’aula della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di San Paolo, dove due studiosi in carne e ossa discutono della morte di Zweig e Lotte: perché i funerali sono stati fatti così in fretta? Perché non è stata fatta l’autopsia? Perché la morte dei due è stata così male indagata?
Dal canto suo l’Autore così conclude il romanzo: «Intanto, tempus fugit. E fuggendo copre molte cose, illuminate a volte da bagliori, ma appena per pochi istanti, senza dar tempo a tutti di vedere quello che illumina il lampo improvviso».

Deonísio da Silva vive e lavora in Brasile.
È professore universitario, critico e giornalista. Ma è soprattutto scrittore di racconti (Exposição de motivos, Livrai-me das tentações, Cenas indecorosas, Ao entardecer ele abraçava as árvores e altri) e di romanzi (Teresa, A cidade dos padres, Orelhas de aluguel, A mulher silenciosa, Os guerreiros do campo), con più di trentacinque opere pubblicate, oltre che fine divulgatore di etimologie sulla stampa quotidiana e settimanale.
In Italia l’Editore Tullio Pironti ha pubblicato, con traduzione curata da Giovanni Ricciardi, il romanzo Avanti, soldati: dietro-front (2008), che ha vinto nel 1992 il premio Casa de las Américas.


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