Salvatore Casaburi, Napoli aspetta Godot? Cronache non turistiche per viaggiatori e residenti
giovedì 12 aprile 2012
A firma di Fulvio Tuccillo
Napoli aspetta Godot? di Salvatore Casaburi non è la solita opera su Napoli, la particolare condizione di questa città e così via, sospesa magari tra la dimensione memorialistica e quella saggistica, come potrebbe suggerire pure il titolo beckettiano, che fa pensare ad aspettative destinate ad essere sempre fatalmente deluse. Invece è opera complessa, in cui non mancano pagine di autentica poesia e che rivela ancora una volta – dopo romanzi come La casa sulle metropolitane e Millenovecentocinquantasei – il talento e l’umanità di uno scrittore che parla di cose che riguardano tutti noi, che ci fa respirare l’aria della città in cui viviamo, uno scrittore straordinariamente sensibile ai luoghi, alle atmosfere, alle piccole storie umane, che è anche un bravissimo giornalista (ed infatti l’opera è una raccolta di articoli giornalistici, scritti per «Repubblica») ma che – proprio in virtù della sua vocazione originaria e prevalente - predilige il campo lungo ed ascolta le risonanze profonde della realtà che descrive.
e si vuole percepire questa straordinaria atmosfera che circola nel libro di Casaburi, si può incominciare con Le biografie inconsapevoli dei volti di Montesanto, perché a Montesanto – scrive Casaburi – « si vede Napoli meglio che dal belvedere di San Martino» (mi viene in mente in proposito che quel gran romanzo che è Dama di piazza di Michele Prisco termina proprio con una veduta di Napoli da S. Martino e lo dico per sottolineare non tanto la diversità delle prospettive, quanto piuttosto la loro essenzialità).leggi tutto