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RINASCIMENTO FIORENTINO
Le idi di marzo del Pd
Dai 101 traditori di Prodi agli ultimi fuochi della Seconda Repubblica
«Cosa vuole dire essere il terzo partito fra gli operai? Cosa vuole dire essere il terzo partito tra i lavoratori dipendenti, che non siano lavoratori del pubblico? Cosa vuole dire avere un partito con i Centri per l’Impiego che porta tre persone su 100 a trovare lavoro? Sapete che cosa vuole dire questo? Che continua ad andare avanti il modello per cui non si trova lavoro perché si è bravi a fare qualcosa, ma perché si è amici degli amici…».
Matteo Renzi
Fabrizio Rizzi
Prefazione di Alessandro Banfi
Formato:120x185
Pagg.164
978-88-7937-665-5
«Il palazzo non ama Renzi, non l’ha mai amato fin da quando ha istituito la “giornata della rottamazione”, una sorta di giardino dell’inferno per seppellire tutti quei personaggi della politica che hanno fatto il loro tempo. Ha insinuato nei cittadini il virus del ricambio generazionale, che per i politici tutti è peggiore del cancro.
Perché non consente scorciatoie, chi sbaglia paga. E chi finora era stato esentato dal pagare se sbagliava, non ha gradito quella proposta. La teoria della stazione Leopolda, che per alcuni non è un manifesto di pubblica utilità, ma soltanto il battesimo della Corrente dei Renziani, ha fatto breccia nel cuore dell’elettorato, meno in quello del Palazzo.
È stata lanciata nel 2010, nei primi giorni di novembre; attraverso più di 800 interventi sono stati fatti gli occhi neri a Massimo D’Alema, Franco Marini, Anna Finocchiaro. Ma l’elenco è lungo assai, sostenuto all’inizio da uno sparuto gruppo di parlamentari, fra cui Pietro Ichino, […] Roberto Giachetti, Maria Paola Merloni ed Ermete Realacci […]».
Fabrizio Rizzi è nato a Parma, ha lavorato tra Napoli e Milano, vive a Roma.
Ha trascorso anni nella carta stampata, scrivendo per il quotidiano «Libertà» di Piacenza, per l’«European» di Londra e per «Il Messaggero», dove ha seguito come inviato speciale i più importanti avvenimenti della cronaca e della politica degli ultimi decenni, a iniziare dalla giudiziaria.
Con Mediaset collabora ad alcuni programmi e fa l’opinionista politico di «Tgcom24».
Ha seguito la strage alla stazione di Bologna, il processo Tortora a Napoli, la stagione di “Mani pulite”, il processo Cusani, il caso Enimont, il suicidio di Raul Gardini e quello di Gabriele Cagliari. Con un’intervista a Carlos “lo Sciacallo” ha determinato il riavvio delle indagini sulla strage del capoluogo emiliano.
È stato su vari fronti di guerra: Beirut in fiamme nel 1984 (l’aereo sul quale era a bordo è stato sfiorato da un missile), la prima guerra del Golfo (è stato tra i primi giornalisti ad arrivare, con un aeroplanino canadese, a Kuwait City liberata dagli americani e dalle forze occidentali), le guerre in Croazia, Bosnia e in Kosovo. Nell’operazione Restore Hope in Somalia ha partecipato, grazie ai convogli umanitari, ai soccorsi alle popolazioni stremate dalla fame nei villaggi dell’interno.
Per la politica italiana si è occupato dell’attività dei vari governi che si sono succeduti, in particolare quelli di Romano Prodi, Silvio Berlusconi e Mario Monti. È stato testimone di vari summit internazionali ai G8 e G20 in Europa e America.
È autore di una decina di libri, tra cui: Vaticano & Ambrosiano (Pironti, 1987), I giudici di Milano (CDE, 1993), Per amore, per denaro (Sperling & Kupfer, 1994), Delitti imperfetti. Sei casi per il Ris di Parma, scritto con Luciano Garofano (Marco Tropea Editore, 2004), Berlusconi, finale di partita (Tullio Pironti, 2012).