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IN PROSA MI SENTO POESIA
Non una prefazione, uno di quegli scritti che quasi nessuno legge e per questo inutili, ed hanno il solo scopo di fornire all’autore di poesie o di romanzi l’avallo di qualche firma autorevole (non è, comunque, il caso mio, giacché non appartengo alla sacra congregazione di quei signori dall’abito di flanella grigia dediti all’arte della critica letteraria, vale dire l’arte di chi a scrivere romanzi è fallito); bensì, appena qualche finale riflessione, avendo evitato d’insinuarmi tra l’Autrice ed i suoi lettori con la pretesa proditoria di dare suggerimenti.
Rita Ruggeri
Postfazione di Salvatore Maria Sergio
Formato:140x210
Pagg. 64
978-88-7937-503-0
“Felicità da me provata nel tempo del comporre, il miglior tempo ch’io abbia passato in mia vita, e nel quale mi contenterei di durare finch’io vivo”: è in quest’idea di “felicità” inscritta nello Zibaldone (4417-18), il magmatico libro leopardiano, che si può “leggere” la felicità aristocratica di Rita Ruggeri, quando scrive i suoi versi.
Ha cominciato a scriverli, e a consumare gli abiti agli spigoli della terra per farsi cittadina del mondo, quando aveva sedici anni, in una frenetica, eppur calcolata, sete di conoscenza, e nella inesausta ricerca di verità interiore.
Versi che fin dalle prime prove rendono una poesia dalla vulnerabile innocenza, incapace di astuzie strategiche, e permettono la scoperta di una voce lirica straordinaria. (…)
(Dalla Postfazione di Salvatore Maria Sergio)
Rita Ruggeri, nasce in Sicilia, a Gioiosa Marea, un piccolo paese sul mare, in un freddo giorno di novembre. La prima infanzia viene trascorsa a Recanati, dove il padre, insegnante di matematica e fisica, si trasferisce per alcuni anni con tutta la famiglia: la meravigliosa madre, insegnante anche lei, le due sorelle ed il fratello carissimi, ai quali è molto legata. Dopo un secondo spostamento a Tivoli, ritorna alla sua terra d’origine. Si definisce siciliana nel profondo, nomade per istinto e comunque cittadina del mondo. Dedica Tutto quello che ha scritto e scriverà a due persone tra le più importanti della sua vita: sua madre Graziella, che ha sempre creduto in lei come poeta, ed alla quale è infinitamente grata per quanto le ha insegnato nella vita - ‘avere fede’, ‘coraggio sempre’ e ‘non mollare mai’ - e al suo amato ‘Principe’ il figlio Matthias che un giorno, spera, capirà quanto sua madre ha voluto donargli e trasmettergli: grande rispetto per la vita, fede profonda e amore infinito per sé e per gli altri.