PER FESTEGGIARLO LE OPERE DI NINO LONGOBARDI, CHRISTIAN LEPERINO, VINCENZO RUSCIANO E LELLO TORCHIA
25.2.2012
Elogio di Tullio, editore da 40 anni
Dal Roma del 25/02/12 a firma di Armida Parisi
Qarant’anni di editoria, una giovinezza da pugile, l’infanzia da scugnizzo, la cultura come conquista di adulto libero, lo spirito libero, il comunismo, l’irriverenza e la trasgressione, la scoperta
della beat generation, il fiuto per l’affare, la pigrizia, gli amici, le femmine, la libreria, piazza Dante. In una parola, Tullio. Pironti, il cognome, è un dato accessorio: «Sto andando da Tullio» o «Sono passato da Tullio» dici, e tutti sanno che stai parlando di lui, Tullio Pironti, il libraio di piazza Dante. Da qualche anno s’è inventato una collana che è una chicca: “Gli elogi” l’ha chiamata. È fatta di volumetti in sedicesimo in cui l’autore, perlopiú una firma di successo, intesse le lodi di qualcosa o di qualcuno che gli sta a cuore: si va dal culo, esaltato da Tinto Brass, a San Gennaro di cui è fan Pietro Treccagnoli, passando per Il Gatto e la Risata celebrati rispettivamente da Vittorio Paliotti e Mimmo Liguoro. Il più recente della serie è quello dedicato da Giancarlo Dotto a Carmelo Bene: «Quando lo leggo mi commuovo» dice Tullio mentre con la voce un po’ incrinata ne scandisce le ultime frasi. È fatto cosí Tullio. È uno che una pagina
gli fa ancora venire le lacrime. Uno che, per un progetto si scalda, si infiamma, si eccita. Uno che quando ci crede ci crede. E allora diventa anche bello. Con quella faccia bruna tagliata
dalla luce chiara degli occhi, poco più che due fessure, ma dritte e lunghissime. Con quelle rughe, che gli ricamano sulla pelle un reticolo di solchi profondi e e netti che gli regalano quell’aria vissuta e solenne, da vecchio marinaio che ne ha viste tante e che pare nascondere chissà quali segreti. Spavaldo quanto basta per nascondere la timidezza, si muove con la sicurezza del seduttore consumato: si sente un figlio di buona donna e gli piace darlo a vedere.
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