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Per conto del Vaticano

Per conto del Vaticano

Rapporti con il crimine organizzato nel racconto del faccendiere dei monsignori

Non sempre gli organismi della Chiesa agiscono così come comandano Fede e Morale e, al paragone con affari finanziari assai equivoci, appare decisamente innocuo il florido contrabbando di pillole anticoncezionali a favore delle casse vaticane.
Colpisce la partecipazione a traffici di armi accanto alle transazioni miliardarie con titoli falsificati nonché il riciclaggio nelle banche vaticane di enormi somme provenienti da affari mafiosi.
E rende tuttora perplessi la serie di morti misteriose in concomitanza con l’affare dei titoli.


Ledl Leopold
Traduzione di
Thurner L.
Hirsch M.
Formato:14x21
Pagg.256
978-88-7937-168-1
€ 14,46


Leolpold Ledl descrive con abbondanza di particolari com’è che divenne fiduciario del Vaticano per gli affari sporchi, e come andò a vuoto l’eccezionale colpo dei titoli falsi per un miliardo di dollari che doveva ricompensarlo di tutto. Ledl fu vergognosamente abbandonato dai suoi committenti, come se la sua sorte non li riguardasse; tuttavia lui può ancora parlare, per sua fortuna. È stato soltanto “congelato”, altri, che come lui sapevano, sono morti in circostanze decisamente spiacevoli.
Il “banchiere di Dio” Roberto Calvi, affiliato alla famigerata loggia massonica Propaganda 2 fu trovato impiccato sotto un ponte a Londra nel giugno 1982. Michele Sindona, altro “maestro” di Ledl, arrestato per le azzardate operazioni finanziarie, anch’esse a favore della banca del Santo Padre, morì per un caffè avvelenato mentre era in prigione, dopo che aveva minacciato di rivelare i suoi rapporti con il Vaticano.
Il liquidatore della Banca Privata di Sindona, Giorgio Ambrosoli, era stato ucciso da tre killer già nel 1979, a Milano.
Il cardinale Benelli, potente burattinaio e responsabile finanziario del Vaticano, morì in circostanze strane per un attacco di cuore a 61 anni. Anche il primo protettore di Ledl, il cardinale Tisserant, trovò la morte in circostanze misteriosa dopo il successivo capo della Banca Vaticana, l’arcivescovo Paul Marcinkus, lo aveva estromesso dagli affari finanziari della Santa Sede.


Leopold Ledl, nato il 17 luglio 1935, si dedicò ad affari finanziari internazionali che lo condussero in diverse e lucrose situazioni, fino a diventare rappresentante diplomatico del vivace re del Brindi in esilio e di suo figlio.
Quella di Ledl è una delle fulminee carriere finanziarie ai confini della legalità che si produssero numerose negli anni Cinquanta e Sessanta. Spinto dall’ambizione, accrebbe le sue ricchezze affondando rischi non trascurabili, finché in Austria fu condannato, per il commercio di titoli accademici e passaporti diplomatici del Brindi, ad alcuni anni di carcere senza condizionale. Andato a vuoto il suo colpo più grosso, ossia lo smercio per conto del Vaticano di titoli di Stato falsi forniti dalla mafia, i suoi partner in vesti spirituali non gli mostrarono alcuna lealtà. Erano interessati solo al suo silenzio: «Vede, dottor Ledl», gli disse il cardinale Benelli, «lei ha giocato grosso e perduto…».


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