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NIETZSCHE
«Non c’è uomo che osi avvicinarsi
o entrare tutto nell’intima cerchia di questo destino.
Nietzsche combatte, lotta, soffre sempre per sé solo.
Non parla a nessuno e nessuno gli risponde.
E, più terribile ancora, nessuno gli presta ascolto».
Stefan Zweig
Traduzione di Aldo Oberdorfer
Prefazione di Antonio Gargano
Formato:Formato 130 x 210
Pagine 137
978-88-7937-713-3
Il volume di Stefan Zweig La lotta col dèmone. Hölderlin, Kleist e Nietzsche, tradotto dal tedesco da Aldo Oberdorfer, è stato pubblicato per la prima volta nel 1933 dalla Sperling & Kupfer, con un’unica introduzione dell’autore, come II volume della serie I costruttori del mondo. Tentativo di una tipologia dello spirito.
In questa edizione Tullio Pironti pubblica singolarmente le biografie dei tre autori tedeschi, riproponendo la stessa introduzione di Stefan Zweig in ciascun volume.
«Con la sua penna appassionata, Zweig tratteggia la solitudine del suo Nietzsche, il silenzio che lo circonda, la sua sofferenza fisica matrice di conoscenza, la sua ricerca senza requie, la sua continua perdita di se stesso, la sua aspirazione alla chiarezza, il suo sconfinare dalla filosofia nell’arte, ma non si rende conto di quanto il “martello” di Nietzsche – che amava dire di esercitare una filosofia “a colpi di martello” – avesse assestato colpi durissimi a quanto unisce gli uomini e avesse contribuito alla dissoluzione dei valori, primo fra tutti il valore della verità, su cui si imperniano tutti gli altri, cadendo in una inaggirabile contraddizione e segando il ramo stesso dell’albero su cui sedeva». (dalla Prefazione di Antonio Gargano)
«Mi si comprenderà dopo la prossima guerra europea», scrisse profeticamente Friedrich Nietzsche; ed ecco che la trilogia de La lotta col dèmone si chiude emblematicamente proprio col ritratto del grande nichilista anti-tedesco, o meglio – come forse egli stesso avrebbe preferito – “oltre-tedesco”.
Zweig, con la sottile sensibilità psicologica e il doloroso travaglio personale che gli sono propri, mostra di aver compreso a fondo questo spirito che, dagli alti orizzonti dell’iperuranio, vaticinava la catastrofe della civiltà causata dall’«attrito dei cuori» e dall’«avvelenamento del sangue», generati dal «nazionalismo del bestiame cornuto».
Come è noto, l’autore fece i conti con le conseguenze ultime di questo nazionalismo votato all’autodistruzione, così come con il senso di assenza di valori autentici. Del resto, proprio il loro recupero dalle macerie della catastrofe è missione primigenia delle autobiografie zweighiane.
Già suggestivo e fecondo, il filtro interpretativo della demonìa consente qui a Zweig di intuire la rivoluzionaria asistematicità del pensiero di Nietzsche: «[…] del passato nulla conserva un valore e rimane non contraddetto».
Così, senza mai alcun punto fermo, questo demoniaco giocatore d’azzardo non fa che lanciare continuamente una sfida a se stesso, a Zweig e a tutti noi: «Quanta verità può tollerare un uomo?».
Stefan Zweig è stato uno degli scrittori più popolari del Novecento.
Biografo, drammaturgo, saggista, traduttore e giornalista, nacque a Vienna nel 1881 da una famiglia ebraica.
Nel 1933 le sue opere furono bruciate dai nazisti. Nel 1934 lasciò l’Austria, stabilendosi prima in Inghilterra, a Londra, quindi negli Stati Uniti, a New York, infine in Brasile, a Petrópolis. Qui l’inquietudine e la prostrazione umana e intellettuale lo spinsero al suicidio, il 22 febbraio 1942, insieme con la seconda moglie, Lotte Altmann.
Questa versione dei fatti è stata messa in dubbio dallo scrittore brasiliano Deonísio da Silva che, nel suo romanzo Stefan Zweig deve morire (Tullio Pironti Editore, 2013), ipotizza che possa essersi trattato di omicidio.
Aldo Oberdorfer (1885-1941) è stato uno scrittore e traduttore.
Ha curato l’Antologia di prosa e poesie tedesche d’autori moderni (1750-1850) (Remo Sandron, 1925) e pubblicato le biografie Giuseppe Verdi (Mondadori, 1949), Il re folle. Luigi II di Baviera (1845-1886) (Mondadori, 1935; 1973) e Riccardo Wagner (Mondadori, 1933; 1960).
Numerose le sue traduzioni per Mondadori e Rizzoli.