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Elogio del cantar storie

Elogio del cantar storie

Ballata in quattro tempi e prologo


«Napoli è madre ed è orfana.
È il presente che annichilisce ogni altra dimensione del tempo.
È macerie di case bombardate ai Granili.
Napoli è pioggia che entra dalle suole,
su basoli lisci come scogli tormentati dal mare dei passi.
Napoli è odore di fritto per la festa di San Giuseppe,
di brodo nel freddo invernale di Porta Capuana.
È il tanfo del pesce marcio nei fossati sotto le mura
dell’antica fabbrica-convento di Santa Caterina a Formiello.
Napoli è la sabbia d’amianto nell’estate vicino ai cantieri di Coroglio».


Salvatore Casaburi
Formato:11x18
Pagg.54
978-88-7937-631-0
€ 3,90


In tempi di frettolosa rappresentazione del mondo, cantar storie torna a essere pratica lodevole, forse indispensabile. L’elogio del cantar storie è essenza del proprio tempo, da Omero all’epica colta e popolare delle epoche successive, fino ai fulesta romagnoli di fine Ottocento, a Ignazio Buttitta, a Giovanna Marini.
Cantare le proprie storie è, da sempre, voglia di esorcizzare la paura di non esserci. Lo ricordano Ernesto de Martino e Gianni Bosio, Nuto Revelli e Woody Guthrie.
In questo nuovo “racconto in forma di ballata”, Salvatore Casaburi, da autentico e innovativo cantastorie metropolitano, evoca storia e storie di Napoli, in un susseguirsi di cerchi concentrici narrativi che rimandano alla dolce e dolente sperimentazione linguistica pasoliniana. L’elogio del cantar storie di Casaburi si rivela, perciò, liberatorio percorso di un’intera esistenza.
Un piccolo libro da amare.

Salvatore Casaburi (Napoli, 1947) è un moderno cantastorie, uno storyteller che della scrittura recupera il piacere e l’efficacia narrativa.
Ha pubblicato: La casa sulle metropolitane. Della storia, della pazienza, della memoria e dell’oblio (Edizioni Intra Moenia, 1999); La lettera di Soterio (Dante & Descartes, 2002); Millenovecentocinquantasei. Disincanto napoletano (Dante & Descartes, 2005); Napoli aspetta Godot? Cronache non turistiche per viaggiatori e residenti (Tullio Pironti, 2011).


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