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DIARIO DI PRIGIONIA
23 settembre 1943 – 24 settembre 1944
«Questo è il diario di Carlo Starace.
Egli lo scrisse su fogli di fortuna giorno per giorno
nel periodo della prigionia in Germania e in Polonia
e lo ricopiò quasi interamente con grande cura dopo il suo ritorno.
Voleva lasciare una testimonianza della sofferenza patita da lui e da tanti altri nella drammatica vicenda dell’ultima guerra.
Per questo, nonostante siano passati molti anni da allora,
noi figli e nostra madre Corinna abbiamo voluto proporlo all’attenzione
di chi voglia accostarsi a quegli eventi
attraverso il racconto di un’esperienza vissuta.
Carlo Starace lasciò Teano il 23 settembre del 1943
e fece ritorno in Italia un anno dopo, il 24 settembre del 1944.
Poté riabbracciare la propria famiglia a Napoli soltanto l’anno seguente.
È morto il 1° marzo 1965».
Carlo Starace
Formato:140x210
Pagg.110
978-88-7937-612-9
Carlo Starace, napoletano, allora trentottenne, fu rastrellato a Teano il 23 settembre 1943, dove erano sfollati la moglie e i due figli.
Il suo racconto si apre con la scena della razzia di uomini. Quel giorno partirono da Teano 6 camion carichi, circa 350 furono gli uomini deportati dal centro, altri 250 circa furono razziati nelle frazioni. La stessa scena avveniva contemporaneamente in tutti i paesi e cittadine della Campania e del Basso Lazio. Si tratta di una storia poco nota e poco raccontata, che emerge invece attraverso immagini evocative di straordinaria efficacia nel testo di Carlo Starace.
Dopo l’episodio del rastrellamento il diario ci conduce sul carro bestiame fino alla prima fermata, Memmingen in Germania, poi nel campo di prigionia in Polonia, narra la dura vita nel campo, il freddo, la fame, la violenza ma anche la solidarietà tra i prigionieri, infine con grande onestà rievoca la difficile discussione che avvenne fra gli ufficiali sulla scelta della collaborazione o del rifiuto. Con la maggior parte degli ufficiali prigionieri Carlo Starace rifiutò di firmare l’adesione alla Repubblica Sociale in quanto militare. Rivendicò, però, la sua condizione di smobilitato, venne considerato “lavoratore civile” e destinato al lavoro in una fabbrica di Dresda.
Carlo Starace tornò a Napoli dalla sua famiglia nell’aprile del 1945. Riprese il suo lavoro di assicuratore. Dopo la guerra ebbe da Corinna altri due figli, Giovanni e Massimo, nati rispettivamente nel 1948 e nel 1950. Morì nel 1965 nella sua casa d’infanzia, dove si era trasferito con tutta la famiglia.