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L'Adorazione

L'Adorazione

Il Giapponese cannibale per amore

FATTO REALMENTE ACCADUTO,  ARTICOLO DELL'EPOCA APPARSO SU REPUBBLICA:

LA FRANCIA RIMANDA A TOKIO IL GIAPPONESE CANNIBALE

22 maggio 1984


Juro Kara
Traduzione di
Paolo Santangelo
Formato:Pagg.134
978-4820-580-21-8
€ 10,33


PARIGI, 21 - Issei Sagawa, il giapponese cannibale, protagonista di uno dei più clamorosi e drammatici fatti di cronaca nera, ha lasciato stamani la Francia diretto in Giappone, dove sarà internato in un istituto psichiatrico. Sagawa è partito da Parigi a bordo del volo 272 dell' Air France diretto a Tokio, in seguito alla decisione presa ieri dal prefetto di Parigi di consegnare l' uomo alle autorità nipponiche. Riepiloghiamo questa triste storia che ha fatto scorrere fiumi di inchiostro e che ha ispirato un romanzo vincitore del più importante premio letterario giapponese. La sera del 13 giugno 1981 una coppia che passeggia nel Bois de Boulogne nota nel sottobosco, di fronte al ristorante "Chalet des les", due valige dalle quali esce del sangue. Le due valige contengono i resti di una studentessa olandese residente a Parigi, Renèe Hartevelt. Alcuni clienti del ristorante affermano di aver visto un giovane di origine asiatica depositare le valige e da qui prendono le mosse le indagini della polizia, che rintraccia un tassista che si ricorda perfettamente di avere imbarcato in Rue Erlanger un giovane asiatico con due valige.

Per gli inquirenti non è difficile individuare Issei Sagawa che si lascia arrestare senza opporre resistenza e che confessa immediatamente il suo crimine, consegnando ai poliziotti una carabina calibro 22 con la quale ha ucciso la venticinquenne olandese. Nel frigorifero dell' appartamento vengono ritrovati altri resti della ragazza. Sagawa racconta di aver conosciuto la giovane all' università di Censier, dove entrambi frequentano dei corsi di letteratura comparata, e di essersene innamorato perdutamente. Lo stesso Sagawa racconta ai poliziotti che lo ascoltano sgomenti: "Da molto tempo avevo una strana voglia, la voglia di mangiare una ragazza. Giovedì sera ho invitato Renèe a casa mia. Mi sono fatto pressante, ma lei mi ha respinto.

Allora sono diventato pazzo. Le ho sparato alla nuca con la mia carabina, poi ho tagliato a pezzi il suo corpo. Ne ho tenuto dei pezzi nel frigorifero e ne ho mangiati alcuni prima di essere scoperto". Dopo la sua allucinante confessione, Sagawa viene incriminato per omicidio volontario e richiuso nella prigione parigina della Santè. Il giovane viene sottoposto a una serie di perizie psichiatriche e il 30 marzo 1983 il tribunale decide di non procedere contro di lui perchè ritenuto incapace di intendere e di volere al momento dell' omicidio. Sagawa viene allora internato all' ospedale psichiatrico Henri Collin di Villejuif, dove è rimasto fino a stamattina. Il prefetto di Parigi ha deciso di farlo trasferire in Giappone dopo che la Cassazione aveva confermato due mesi fa l' impossibilità di giungere ad una condanna penale a causa del suo stato mentale. Al suo arrivo a Tokio Sagawa sarà preso in consegna dalle autorità giudiziarie nipponiche. La decisione di lasciar partire Sagawa è stata accolta con disappunto dalla famiglia della giovane assassinata, la quale  aveva chiesto precise assicurazioni sulla sorte dell' omicida.

Secondo il fratellastro della vittima, Sagawa è ancora pericoloso e suo padre, un importante industriale, sarebbe già riuscito a fare insabbiare anni addietro un processo contro il figlio accusato di stupro. La famiglia ha inoltre chiesto al governo dell' Aia di impedire l' ingresso in Olanda di Sagawa nel caso fosse rimesso in libertà, dato che egli ha più volte affermato di volersi uccidere sulla tomba della sua vittima. Il caso di Sagawa fu all' origine di un libro di uno dei migliori scrittori giapponesi, Jro Kara, che con "L' adorazione" vinse il premio Akutagawa, il massimo riconoscimento letterario nipponico. Il libro ottenne un successo enorme nell' impero del Sol levante, dove ne sono state vendute più di un milione di copie. La curiosità morbosa attorno a questa vicenda si diffuse anche in Francia e appena qualche mese fa il mensile "Photo", che aveva pubblicato le orribili foto del corpo di Renèe Hartevelt, fu perseguito dalla giustizia e ritirato dalla circolazione, ma troppo tardi: 160 mila copie erano già state vendute.


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